Ho scelto di parlare del Centenario perché credo sia il momento migliore di ricordare un momento importante per la Romania e i romeni, vista la politica di divisione che sembra regnare sempre di più nel nostro paese. Per chi non ricorda oppure per chi non conosce i dettagli del momento 1918, vorrei riassumere in poche idee cosa celebrano i romeni, di tutto il mondo, 100 anni dopo.
L’evento politico del 1918 rappresenta il completamento dello Stato nazionale romeno realizzato dall’unificazione di tutte le province abitate dai romeni con la Romania. Alla fine della prima guerra mondiale, la Romania otteneva molto di più che il rilascio dei romeni che si trovavano sotto il dominio straniero, cioè sotto l’impero austro-ungarico. In principio fu l’unione della Basarabia con la Romania il 27 marzo 1918, seguita dall’unione della Bucovina il 28 novembre dello stesso anno, e, infine, l’unificazione della Transilvania, di Banat, della Crișana e Maramureș con la madrepatria, Romania.
La celebrazione del Centenario della Grande Unione ricorda:
– la forza dei romeni di non dimenticare le loro radici;
-il grande desiderio di realizzare la Grande Unione, indipendentemente dalle vicissitudini della storia;
– la grande convinzione dei romeni di dover convivere in un unico stato chiamato Romania;
– il sacrificio e l’eroismo di coloro senza i quali il sogno di tutti i romeni non sarebbe stato possibile;
– la disapprovazione, da parte dei romeni, dell’imperialismo;
-l’unica ragione dei romeni fu quella di cercare costantemente le circostanze migliori per la realizzazione delle legittime aspirazioni e la valorizzazione di queste opportunità.
Oggi la Romania non assomiglia più a quella di 100 anni fa. Il 28 giugno 1940, a seguito del patto Molotov Ribbentrop, alla Romania fu strappata la Basarabia, una parte della Bucovina e Herta. L’ombra di quel tragico giorno per la Romania è ancora sentita da molti romeni.
Il Centenario della Grande Unione rappresenta un motivo di riflessione, ma soprattutto di consapevolezza di dover ripristinare quello che hanno messo in pratica i romeni il 1 dicembre 1918.
Le parole di Nicolae Titulescu, un grande diplomatico, segretario generale della Società delle Nazioni, devono risuonare nelle menti e nei cuori di chi si sente romeno:
“ Il problema che affligge la Romania oggi è spaventoso; o la Romania capisce il suo dovere [ …] e allora la sua storia è appena iniziata e il suo futuro sarà una rivincita prolungata dinanzi alle umiliazioni secolari, oppure la Romania, miope davanti a tutto ciò che significa domani, non capisce e resta ferma, e allora la sua storia sarà l’esempio unico di un suicidio preannunciato. Date le circostanze di oggi, la Romania deve riuscire in tutto!”
Per la Romania la Grande Unione del 1918 ha rappresento una riposizione in Europa con una nuova area (il decimo posto) e un nuovo numero di abitanti (ottavo posto). La capacità industriale, l’economia e le risorse naturali avevano registrato una crescita considerevole (di 235%).
La grande Unione fu riconosciuta a livello internazionale dai trattati firmati a Trianon il 4 giugno 1920 e Saint-Germain-en-Laye , il 10 settembre 1919.
La Romania di oggi guarda il suo passato con uno sguardo al futuro. Innanzitutto, la Romania avrà la presidenza di turno dell’UE nel 2019, un anno molto importante in quanto sarà la nazione che dovrà gestire in modo diretto la riforma dell’Europa, ma anche i primi mesi della Brexit. Sul piano internazionale, la Romania ha presentato anche la sua candidatura per un seggio nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti per il periodo 2020/2021. Una volta raggiunto quest’obiettivo, questa piccola, ma grande Nazione sarà alla guida della mediazione internazionale.