Abbiamo ricevuto in redazione per posta da Londra, dal nostro corrispondente nel Regno Unito, il giovane Alexandru Popescu, romeno cresciuto e istruito nelle scuole a Roma, le seguenti righe:
“Frunzā verde – verde foglia” Sono queste le parole con cui comincia la maggior parte delle opere musicali folcloriche della Romania, dalle più lontane nei secoli alle più recenti. “Verde foglia”, declinato al vocativo, non rappresenta una scelta letteraria, bensí un denso e quasi indecifrabile messaggio esistenziale, inquanto indica che il canto é diretto alla foglia, e che fra colui che canta e la foglia che viene cantata ed é al contempo interlocutrice vi é un’analogia di ordine esistenziale, come se la foglia, quasi sempre in balia del vento, colpita da temporali, strappata dall’albero, portata dall’aria, lasciata infine alla terra, ma anche riscaldata dal sole e rinfrescata dalla benenvola brezza di vento del mattino, rappresentasse pienamente la condizione umana.
Il messaggio implicito di queste due parole é che l’uomo é una cosa della natura, e come tutte le cose della natura non sottostá ad alcuna idea di bene o male, giustizia, misericordia, benevolenza. Egli é in balia della natura al pari della foglia. E ci sono i giorni in cui il sole splende e riscalda, ed i giorni in cui il temporale spazza via tutto, senza che ci sia niente di ingiusto in questo accadere irrazionale della natura.
Questa concezione filosofica, o meglio, questo vissuto filosofico, si puó delineare con l’espressione occidentale di pessimismo cosmico. É questa l’affinità fra il folclore rumeno e il grande poeta italiano Giacomo Leopardi, un sentire che accomuna aldilà delle epoche e delle distanze e che lascia intendere che fra questi due popoli ci siano più somiglianze di quanto possa sembrare ad un primo disattento sguardo.