“In questa casa morì in esilio, solo e sconosciuto, il 29 novembre 1852 Nicola balcescu storico e fervido patriota, Combattente per il risveglio della Romania moderna.”
Questa iscrizione, che si trova su un edificio nella città di Palermo, evoca il nome di un grande rivoluzionario rumeno, Nicolae Bălcescu .
Storico, giornalista, scrittore e rivoluzionario, Bălcescu nacque a Bucarest il 29 giugno 1819.
Appassionato della storia, Bălcescu andò in Francia per approfondire lo studio e poi in Italia dove divenne redattore di un periodico, “ Il periodico storia per la Dacia”, che apparve per la prima volta nel 1844. All’età di 21 anni partecipò ad un complotto, la cosiddetta “cospirazione di Filipescu “. L’obiettivo era di ridare le proprietà terriere ai contadini, costretti a lavorare tutta la vita per i boiari.
La cospirazione fu scoperta e Bălcescu venne incarcerato nel convento Mărgineni. A causa delle dure condizioni nella prigione, Bălcescu si ammalò ai polmoni. Dopo la sua liberazione, insieme a Ion Ghica, formò un’organizzazione segreta chiamata Fratellanza. Dopo il periodo trascorso all’estero e in seguito alle insurrezioni popolari in Francia, nel 1844 Bălcescu torno a Bucarest e partecipò alla rivoluzione del 11 giugno. Eletto dai rivoluzionari, Bălcescu fu ministro degli Esteri e segretario di stato del governo provvisorio.
Di grande visione pacifista, Bălcescu pensava di normalizzare i rapporti tra la Romania e l’Ungheria ma pensava anche a una Confederazione in cui il punto comune dei due paesi doveva essere la politica. Dopo che fu arrestato nel 1848 dall’impero Ottomano che soffocò la rivoluzione, Bălcescu riuscì a scappare in Transilvania. Qui fu catturato dalle autorità austro-ungariche ed espulso nel 1849 .Bălcescu partecipa ad un incontro con il leader della rivoluzione ungherese, Lajos Kossuth, con il quale stabilì un accordo tra i rivoluzionari rumeni e ungheresi per evitare scontri futuri tra loro.
Sfortunatamente, dopo che questo accordo fu firmato, la rivoluzione ungherese fu sconfitta da un brutale intervento dell’esercito asburgico e quello zarista. Come storico, il più grande lavoro di Bălcescu fu “ Românii supt Mihai Vodă Viteazul “ ( “Storia dei Romeni sotto Michele il Bravo”), un’opera che scrisse in esilio, nel 1849, pubblicata più tardi da Alexandru Odobescu. Ma la malattia che aveva tormentato i suoi polmoni negli anni di prigionia, lo aveva reso ancora più debole. Da Parigi, dove era in esilio, si reco a Costantinopoli e poi in patria per vedere la madre malata. Fu identificato e fermato al confine.
Su consiglio dei medici, Bălcescu soggiornò in Sicilia due volte. Il clima siciliano era la sua ultima speranza. Il suo primo soggiorno nella città siciliana è datato 1847, quando decise di raggiungere l’isola per tentare di guarire dalla tisi. Ma il suo grande desiderio era di raggiungere Roma dove era già stato e dove avrebbe voluto proseguire i suoi studi presso la Biblioteca Vaticana. Ma a causa delle sue condizioni di salute, fu costretto a rinunciare. Nel 1852 si trasferì a Palermo dove Bălcescu affittò una camera all’albergo Trinacria dove troverà la sua fine. Nicolae Bălcescu si spegne un mese più tardi dal suo secondo arrivo a Palermo, il 28 novembre 1852 all’età di 33 anni e 5 mesi. Venne sepolto in una delle cripte del cimitero dei cappuccini.
Nel suo onore, una via della città di Palermo porta il suo. Un busto marmoreo fu installato nel 1961 nel giardino Garibaldi in Piazza Marina a Palermo sulla parte frontale sta scritto: “ Nicolae Bălcescu grande storico e patriota rumeno, morto a Palermo.”