Recenti studi hanno dimostrato i benefici effetti della conoscenza, dello studio e della conversazione usando lingue differenti. Il cervello attiva aree diverse in base alla lingua che si sta utilizzando e si mantiene giovane, rallentando l’insorgere di malattie degenerative, come per esempio l’Alzheimer.
Ma al di là del punto di vista strettamente medico, vorrei qui brevemente commentare su alcuni degli aspetti importanti dell’uso consueto di diversi linguaggi e idiomi. Parlare correntemente almeno due lingue ci predispone favorevolmente anche ad ascoltare e apprendere ulteriori linguaggi, ci consente di essere più attenti, più fiduciosi nell’innescare una conversazione, meno timorosi di commettere errori. Inoltre, la capacità di conoscere più lingue aumenta il nostro livello di socievolezza, ci apre a nuove amicizie. Le persone che parlano più lingue hanno maggiori capacità di cogliere gesti ed espressioni particolari; in sostanza sanno leggere più attentamente il linguaggio del corpo, e anche questa attitudine aumenta la capacità di comprendere l’esatto messaggio verbale che ne consegue.
La conoscenza e l’apprendimento dell’Italiano per noi romeni, come di altre lingue straniere deve essere vista come una grande opportunità per noi e per i nostri figli. Mio figlio per esempio ha imparato la lingua romena per poter parlare con i suoi nonni, e la conoscenza dal romeno gli sarà senz’altro di aiuto anche in futuro.
Esistono poi casi particolarmente eclatanti di persone che si sono trovate ad imparare molte lingue e ne hanno tratto grandi benefici anche da un punto di vista lavorativo. Una mia amica di Bucarest, conosciuta in Germania, ha un compagno catalano. Lei, che parla un inglese molto buono, si è trovata ad imparare, oltre al tedesco, anche lo spagnolo e il catalano. Oggi lavora all’ufficio europeo per i brevetti e la sua conoscenza e capacità di parlare correntemente diverse lingue le è senz’altro di aiuto nel suo quotidiano. E le figlie avranno molte più possibilità di trovare un lavoro o di scegliere dove vivere, anzi proprio questa nuova generazione sarà – ne sono certa – la classe dirigente della nuova Europa.